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Ricostruzione edilizia ospedaliera

Le illazioni e i commenti malevoli che Romano Carancini riserva alla Ricostruzione (come nel caso della RSA di San Ginesio) fanno pensare a De Andrè che in “Bocca di Rosa” ci ricorda che, quando non si può più dare il cattivo esempio, si tende a dare buoni consigli.

Fortunamente, nel caso dell’edilizia ospedaliera lesionata dal sisma, la condotta della Regione Marche, dell’USR e della struttura commissariale è così limpida da non consentire neppure per un attimo alle cortine fumogene di Carancini di offuscare i meriti di chi – dopo il fallimento del centro sinistra – sta finalmente imprimendo alla ricostruzione la giusta direzione.

Ma andiamo per ordine.

I provvedimenti con cui Errani e la De Micheli hanno finanziato, per poco più di 45 milioni, le 13 strutture di rilevanza sanitaria della regione lesionate dal sisma sono rimaste inutilizzate per molto tempo in fondo ai cassetti della struttura commissariale. Unica parziale ( anche se tortuosa) eccezione: l’ospedale di Amandola

E’ dopo l’insediamento della Giunta Acquaroli che si è finalmente deciso di avviare una programmazione, seria e coordinata, degli interventi in questione con l’obiettivo di rendere coerenti le funzioni dei singoli plessi con la strategia di edilizia ospedaliera e sanitaria della regione.

Accertata la grave insufficienza dei fondi stanziati in precedenza rispetto all’obiettivo di cui sopra, si è deciso, in ossequio ai principi di corretta gestione delle risorse pubbliche, di procedere alla progettazione di ciascuna delle 13 opere e di avviare senza indugio le singole gare sulla base della maturazione di ciascun intervento.

Così è stato per l’Ospedale di Amandola e di Tolentino. Così sarà per gli interventi relativi a Fabriano, San Ginesio e Offida (prossimi al perfezionamento delle progettazioni) e a seguire i restanti (Macerata, San Severino, Matelica e Sarnano).

In questa logica e soprattutto tenuto conto che il fabbisogno finanziario per alimentare il programma è doppio rispetto a quello dell’ordinanza 109 (solo la riparazione e la riqualificazione del plesso di Tolentino sono stati necessari circa 23 mleuro aggiuntivi) abbiamo concentrato le risorse già disponibili sui cantieri da completare (Amandola) e/o prossimi all’avvio (Tolentino).

Via via saranno Struttura Commissariale e USR a vagliare gli interventi e ad integrare gli stanziamenti sulla base dei progetti esecutivi che, a quel punto, indicheranno con precisione il costo dell’opera .

Tutte gli interventi verranno finanziati ma le risorse saranno integrate e rese disponibili nel momento in cui potranno essere effettivamente spese.

Anche questo è un segno di rispetto del denaro pubblico.

Probabilmente Carancini (che viene dalla cultura progressista dello sperpero) non sarà d’accordo ma se ne farà una ragione.

Basti pensare che Castelli al momento del suo insediamento, nel gennaio 2023, ha trovato una situazione in cui solo il 4,6% delle opere pubbliche ( finanziate da anni con i soldi del contribuente) risultavano ultimate e che più della metà attendeva di essere avviato.

Ora che il cambio di passo è sotto gli occhi di tutti, sia nella ricostruzione pubblica che nella privata, per noi parlano i numeri.

Lasciamo Carancini ai suoi cattivi esempi e cortine fumogene.

È un ruolo che gli è congeniale.

Ricostruzione edilizia ospedaliera
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